1
Il contesto storico egiziano del
sedicesimo secolo, prima della nostra era, fu un periodo di grandi
cambiamenti, il potere socio-politico della nascente XVII dinastia tebana stava
aumentando, a discapito della XVI dinastia dei grandi Hyksos,(1) che vide diminuire notevolmente la
sua sfera di influenza. Il territorio controllato dagli Hyksos, un tempo
giungeva fino a Menphis, tuttavia poco a poco si ridusse al delta del Nilo, ed
in seguito alla sola parte occidentale del delta e alla città di Avaris.
Nonostante che a partire dal primo faraone Rahotep, della emergente XVII
dinastia, i rapporti commerciali e culturali con il faraone Hyksos Yaqub-har
erano fiorenti, l’assetto geopolitico cambiò al giungere al potere Sekhemre
Heruhirmaat Intef. Con il suo successore Tao I
Senakhtenre Ahmose, sorsero le prime divergenze, per giungere allo scontro militare
vero e proprio, fra suo figlio Seqenenre Tao II e il faraone Hyksos Apofis
I.
In quel tempo il delta era formato da sette rami navigabili, partendo da
oriente incontravamo, il Pelusiaco, il Tanitico, la Mendesio, il Bucolico, il
Sebennitico, il Bolbitinico e il Canopico. Gli Hyksos attraverso questi canali
raggiungevano il mar mediterraneo, dove estendevano i loro commerci fino a Creta
e Biblos. In seguito, il ramo Pelusiaco, che attraversava il territorio del
Gosen passò sotto i controllo dei tebani.
2
Circa 130 anni prima che i tebani assumessero il controllo del Gosen,
per concessione di un faraone Hyksos, gli israeliti si insediarono nella regione
di Ramses, territorio di circa 2.330 Km2, zona molto ricca, con
campi rigogliosi e produttivi, canali pieni di pesci e ippopotami oggi
scomparsi. Nel libro della Genesi leggiamo: “Giuseppe
andò ad informare il faraone dicendogli: «Mio padre e i miei fratelli con i loro
greggi e armenti e con tutti i loro averi sono venuti dal paese di Canaan,
eccoli nel paese di Gosen» ... ... Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi
fratelli e diede loro una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del
paese, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone”. (Genesi 47:1,11)
Per i tebani la parte orientale del delta del Nilo era un territorio
strategico, importante snodo commerciale che collegava con il mondo asiatico,
inoltre la zona andava sorvegliata per prevenire il pericolo di invasioni, e per
questo, al tempo della XVII dinastia ne conseguirono il controllo. I tebani
amavano quella zona del delta, dove praticavano la caccia agli ippopotami.
Inoltre per sfuggire al caldo torrido di Tebe, nella località dei magazzini di
Ramses, i faraoni delle dinastie XVII e XVIII, possedevano una residenza estiva,
residenza usata fino al tempo di Sethi I della XIX dinastia, prima che suo
figlio Ramses II vi costruisse la capitale del suo regno.
3
Dopo circa otto anni che Nubkheperre Intef era al potere come faraone,
suo figlio Sekhemre Heruhirmaat Intef divenne suo correggente, da questo momento
sorsero le prime difficoltà per il popolo ebreo stanziato in quel territorio.
Nel libro di Esodo ne incontriamo la conferma: “Sorse
sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. E disse al suo
popolo: «Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di
noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti,
altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari e combatterà contro
di noi ...» Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per
opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le
città-deposito Pitom e Ramses”. (Esodo 1:8..11) È evidente che Sekhemre
Heruhirmaat Intef quando parlò di avversari si riferì agli Hyksos. Alcuni anni
prima Amram, nipote di Levi, prese in moglie Iochebed figlia di Levi che gli
diede tre figli, Maria, Aronne e Mosè. (Esodo 6:20, Numeri 26:59) Maria era la
primogenita, alcuni anni dopo nacque Aronne, però dopo tre anni dalla sua
nascita, nell’anno 1575 a.C.,
Sekhemre Heruhirmaat Intef diramò il seguente decreto: “Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel
Nilo, ma lascerete vivere le figlie”. (Esodo 1:22) In quello stesso anno
Iochebed, moglie di Amram, “concepì e partorì un
figlio, vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo
tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e
di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del
Nilo. La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli
sarebbe accaduto. Ora la figlia del
faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle
passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e
mandò la sua ancella a prenderlo. L'aprì e vide il bambino: ecco, era un
fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli
Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo
andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il
bambino?». «Va'», le disse la figlia
del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La
figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me, io
ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò”. (Esodo 2:1...9)
4
Chi era questa figlia del faraone? Il figlio di Sekhemre Heruhirmaat
Intef, Senakhtenre Ahmose Tao I ebbe dalla consorte Tetisheri tre figlie,
Ahotep I, Ahmose Inhapy e Sitdjehuti (chiamata Satibu). Tutte le
principesse ricevevano un titolo reale, la più giovane Satibu ne ricevette tre,
il primo fu “figlia del re”, in seguito “sorella del re”, e dopo il suo
matrimonio con suo fratello Seqenenre
Tao II, “sposa del re”. Quindi l’unica che in quel tempo era conosciuta con
il titolo di “figlia del re” o “figlia del faraone”, era Satibu. Dal suo
matrimonio con Seqenenre Tao II non
ebbe figli maschi ma solo una figlia, la principessa Ahmose, quindi il suo unico
figlio maschio era il figlio adottivo Mosè. Non conosciamo tutto ciò che
riguarda il tempo che Mosè trascorse quale figlio della principessa Satibu, però
alla luce degli eventi storici possiamo avere un’idea abbastanza chiara di quale
fu l’evolversi degli avvenimenti che culminarono con fuga di Mosè dall’Egitto.
Sappiamo che dopo averlo cresciuto, Iochebed “… lo
condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo
chiamò Mosè, dicendo: «Io l'ho salvato dalle acque!»”. (Mosè
significa figlio o fanciullo) (Esodo 2:10) Dopo di che: “Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed
era potente nelle parole e nelle opere”. (Atti 7:22) In quel tempo i rapporti di
amicizia e collaborazione fra gli Hyksos ed i tebani erano ottimi, ma la svolta
avvenne quando salì al potere Seqenenre Tao II.
Ci sono pochissime testimonianze su come il conflitto ebbe inizio. Ma
che i rapporti si stessero deteriorando è testimoniato da un testo letterario,
della XIX dinastia, denominato "Disputa tra Apophis e Seqenenre",
nel quale si narra che il faraone Apophis I inviò un messaggero al tebano Seqenenre Tao II. Accolto con
cordialità, il messo relatò: “È il re Apophis che
mi manda a proposito degli ippopotami che sono attorno alla tua città, dicendo:
il loro frastuono è sempre nelle mie orecchie e non mi lascia dormire né di
giorno né di notte …”. A questo punto dobbiamo fare una
precisazione, la maggioranza dei commentatori interpretano questa dichiarazione
come una provocazione da parte di Apophis, poiché, affermano: Tebe, sede del
regno dei tebani, dista 600 Km da Avaris. Però dimenticano che a Tebe non
c’erano ippopotami, lo storico greco
Erodoto, nella sua opera del V secolo a.C., descrive l'ippopotamo (Hippopotamus
amphibius), testimoniando della sua presenza in Egitto nel delta del Nilo, da
dove oggi e scomparso, quindi in Ramses si che c’erano, e dimenticano pure che i tebani in Ramses
avevano la loro residenza estiva, e che solo il ramo pelusico del Nilo divideva
Avaris, città degli Hyksos, e la residenza di Ramses, e certamente quello era il
sito dove i tebani cacciavano gli ippopotami.
5
Seqenenre Tao II diede inizio alla guerra contro gli Hyksos, chiamata
guerra di liberazione. La sua morte,
sopraggiunta in battaglia, fu di origine violenta. Il ritrovamento della sua
mummia evidenziò cinque ferite sulla testa. La successione del regno passò al
fratello Kamose che continuò la guerra, sfidando i suoi consiglieri che
preferivano mantenere buoni i rapporti commerciali con gli Hyksos. Dopo la sua
repentina morte, probabilmente provocata da una ferita ricevuta in battaglia, vi
furono anni di stabilità interrotti dalla salita al potere di Ahmose I, figlio
di Ahhotep prima sposa di Seqenenre Tao II, che riprese i
combattimenti nell'anno 11º del suo regno. La spedizione militare portò alla
conquista di Avaris. Nell'anno 12º gli Hyksos furono scacciati
dall'Egitto.
6
Approfittando della guerra contro gli Hyksos, i nubiani di cui è nota
l'alleanza con i sovrani Hyksos si ribellarono, allora in questo momento sale
alla ribalta Mosè, il figlio adottivo di Satibu, terza moglie di Seqenenre Tao II, che come leggiamo in Atti capitolo 7 versetto 22:
“venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed
era potente nelle parole e nelle opere”. Giuseppe Flavio, narra a tal proposito, che Mosè, generale
egizio, inviato in Etiopia per sedare la ribellione, sposò Tharbis, figlia del
re Merops, stipulando in tal modo la pace. (Antichità Giudaiche, libro 2º cap.
10) Il Pentateuco conferma questo fatto, dove leggiamo: “Maria e Aronne parlarono contro Mosè a causa della donna etiope che
aveva sposata, infatti aveva sposato una Etiope” (Numeri 12:1) Durante il
regno di Ahmose, la vita di Mosè cambiò repentinamente, riguardo a quel periodo
l’apostolo Paolo scrive: “Per fede, Mosè divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato
figlio della figlia di Faraone e piuttosto che godere del piacere temporaneo che
gli avrebbe dato il restare nell’errore, scelse di essere maltrattato con il
popolo di Dio. E questo, perché stimava quale ricchezza maggiore dei tesori
d’Egitto, il fatto di essere disprezzato quale scelto da Dio, teneva infatti, lo
sguardo fisso alla ricompensa. Per fede lasciò l’Egitto, non temendo l’ira del
re, come vedendo colui che è invisibile, perseverò.” (Ebrei 11:24...27) Era l’anno
7
Perché Mosè si rifugiò in Madian? I madianiti erano suoi lontani
parenti, discendenti di Abramo tramite la sua seconda moglie Chetura, come
leggiamo in Genesi: “Abramo prese un'altra moglie, di
nome Chetura. Questa gli partorì Zimran, Iocsan, Medan, Madian, Isbac e Suac”.
(Genesi 25:1..2) Il madianita Obab,
era il figlio di Reuel, e viene anche chiamato Ietro (titolo che significa “sua eccellenza”), come leggiamo:
“Obab, suocero
di Mosè, figlio di Reuel, madianita”, (Números 10:29) e “Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero,
sacerdote di Madian”. (Esodo 3:1) Obab o Ietro, quale
capofamiglia, secondo l’usanza patriarcale, era sacerdote del Dio onnipotente. I
madianiti, come Abramo, ancora non conoscevano il nome di Dio, come Dio stesso
conferma: “.. Io apparvi ad Abramo, a Isacco e a
Giacobbe, come il Dio onnipotente, (אל שדי El Shaddai) ma non fui conosciuto da loro con
il mio nome Yahùh (יהוה)”. (Esodo 6:3) Dopo aver
servito come pastore del gregge di suo suocero per 40 anni, quale cambiamento si verificò nell’uomo che fu: “potente nelle parole e nelle opere”, e che era stato un valoroso generale al servizio del faraone? Nel
libro di Numeri leggiamo: “Mosè era un uomo molto umile, più di ogni altro uomo sulla faccia della
terra”, (Numeri 12:3) e quando Yahùh gli comandò di andare dal faraone
rispose: “Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli
d'Israele?”, (Esodo 3:11) l’uomo che ““era potente nelle parole”, rispose al comando di Dio dicendo: “Ahimè, Yahùh, io non sono un oratore, non lo ero in passato e non lo
sono da quando tu hai parlato al tuo servo, poiché io sono lento di parola e di
lingua”. (Esodo 4:10) Questa attitudine modesta fece di Mosè un uomo
amato da Dio e adatto per il compito che gli fu conferito.
8
Era l’anno 1495 quando il Signore Yahùh inviò Mosè dal faraone in
Egitto.
Ora sorge la domanda, quale era il faraone al quale si rivolse Mosè? Per
conoscere quale faraone era al potere nell’anno 1495, abbiamo bisogno di
conoscere una data assoluta che metta in relazione il nostro calendario con il
tempo dei faraoni delle dinastie XVII e XVIII, e di dati certi riguardanti gli
anni di regno di ciascun faraone. A parte le interpretazioni fatte da alcuni
egittologi, mediante un evento astrologico, riguardante la levata eliaca di
Sirio, riportata sul retro della prima pagina del papiro Ebers, papiro risalente
al tempo della XVIII dinastia, possiamo stabilire una data assoluta in relazione
alla cronologia egizia. Il papiro fa riferimento al 9º anno del regno di
Djeserkare (Amenhotep I), 9º giorno del 3º mese di shemu. L’osservazione di
questa levata eliaca è riferita a Waset/Tebe, essendo Amenhotep I un faraone
tebano, questa osservazione ci permette di collocare questo evento astronomico
nel 1517 a.C. e quindi l’incoronazione del faraone 9 anni prima, nel 1526 a.C.
Nelle seguenti tabelle possiamo vedere la traduzione del retro del papiro in
questione:
9
Perché sosteniamo che Amenhotep I salì al potere nell’anno 1526 quando
alcuni egittologi affermano che l’anno era il 1536? Il calcolo si basa su ciò
che scrisse lo scrittore romano Censorino (Censorinus), nel 238 d.C.
nell’opuscolo De Die Natali. Liber ad Q. Caerellium, nel quale dice che al tempo
del console Antonino Pio, ossia nel 139 d.C., il capodanno, 1º giorno del mese
di Thot, del calendario egiziano, corrispose a “ante diem XIII kal.
Aug.”, ossia, al 19 Luglio del calendario giuliano. (De Die natali
Liber ad Q. Caerellium XXI 10)
Stabilito che la località dell’osservazione astronomica del papiro Ebers
sia Waset/Tebe, la domanda è, quale fu la località dell’osservazione alla quale
fa riferimento Censorino? Certamente non furono ne Menphis ne Waset/Tebe,
perché? Nell’anno 305 a.C. Tolomeo Filadelfo fece costruire la biblioteca di
Alessandria sul cui tetto fu istallato un osservatorio astronomico, che
nonostante un primo incendio della biblioteca, rimase in funzione ancora per
molti anni. La figlia del filosofo Teone di Alessandria, Ipazia, matematica,
astronoma e filosofa, ne fece uso fino al 415 d.C. quando fu assassinata per
ordine del vescovo cattolico Cirillo. Perciò queste informazioni ci permettono
di retrodatare la levata eliaca del tempo descritto nel papiro Ebers nel modo
seguente:
Perciò se Amenhotep I salì al potere nell’anno 1526 a.C., il faraone
dell’esodo fu senza ombra di dubbio Thutmose I, come possiamo vedere nella
tabella seguente:
Thutmose I non era di stirpe reale, la madre Seniseneb è citata con il
solo epiteto “Madre del Re”. Non è chiaro come Thutmose I sia giunto al trono
nel 1506 a.C., però la sua legittimazione per governare gli fu attribuita dal
matrimonio con Iahmes, identificata come “Sorella del Re” e quindi di stirpe
regale. Thutmose I ebbe da Iahmes 2 figli maschi, Amenmose e Wadjmose, e una
figlia Hatshepsut, un terzo figlio, che divenne Thutmose II, era figlio della
sposa secondaria Mutnofret. I primi due figli della sposa reale Iahmes, ebbero
come precettore il padre del futuro sindaco di El-Kab, Paheri. Amenmose, il primogenito, fu educato alla successione, e il
secondogenito, Wadjmose, fu avviato alla carriera sacerdotale, di lui rimane una
cappella in Waset/Tebe. I due figli maschi di Iahmes decedettero prima del padre, il quale
nominò come erede al trono la loro sorella Hatshepsut.
10
Ora chiediamoci, dove incontrava Mosè il Faraone? Certamente non in Tebe
che dista circa 600 Km dal Gosen, ma piuttosto in Ramses nella regione delle
pianure di Tanis, dove i faraoni avevano una loro residenza regale favorita. Nel
libro dei Salmi al capitolo 78 versetti 12 e 43 riguardo alle opere di Dio
leggiamo quanto segue:
נֶגֶד אֲבֹותָם עָשָׂה פֶלֶא בְּאֶרֶץ מִצְרַיִם
שְׂדֵה־צֹעַן׃
אֲשֶׁר־שָׂם בְּמִצְרַיִם אֹתֹותָיו וּמֹופְתָיו
בִּשְׂדֵה־צֹעַן׃
“Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nella regione delle pianure di Tanis”.
“Quando operò in Egitto i suoi prodigi, i suoi
portenti nella regione delle pianure di Tanis”.
11
Quando il Signore Yahùh inviò Mosè e suo fratello
Aronne in Egitto, gli preannunciò le difficoltà che avrebbero incontrato quando
disse: “Il faraone non vi darà ascolto e io
metterò la mia mano sull'Egitto, farò uscire dal paese d'Egitto le mie schiere,
il mio popolo, i figli d'Israele, mediante grandi atti di giudizio. Gli
Egiziani sapranno che io sono Yahùh quando avrò steso la mia mano
sull'Egitto e avrò fatto uscire i figli d'Israele di mezzo a loro”. (Esodo 7:4..5) Perché Yahùh disse:
“Gli Egiziani sapranno che io sono
Yahùh”? La teologia egizia era un
complesso sistema politeistico costituito da circa 1500 divinità legate tra loro
da una fitta rete di interrelazioni, c’era una divinità per ogni aspetto della
natura e della vita. Il culto si basava essenzialmente su rituali magici, e in
effetti, religione e magia erano fortemente collegate tra loro. Era necessario
dimostrare che gli dei egizi erano una vanità, ossia erano solo una illusoria
creazione umana, e non potevano nulla contro il vero Dio, contro il Dio che
disse a Mosè: “Io sono colui che
è”. (Esodo 3:14) Inoltre come
Dio stesso disse: “eseguirò la mia sentenza contro tutti gli dei
dell'Egitto. Io sono Yahùh”, (Yahùh Colui che è). (Esodo 12:12) In obbedienza al comando divino, “Mosè e Aronne si presentarono al Faraone e gli annunziarono: «Dice
Yahùh, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri
una festa nel deserto»”. E poiché “Il faraone rispose: «Chi è Yahùh, perché io debba ascoltare la sua voce
per lasciar partire Israele? Non conosco Yahùh e neppure lascerò partire
Israele»”. (Esodo 5:1..2)
12
A questo punto incominciò il giudizio
mediante le piaghe con le quali Yahùh colpì gli egiziani ed umiliò i suoi
principali dei, fu la dimostrazione della superiorità di Yahùh su tutte le vane
divinità egizie.
La prima piaga, la trasformazione del Nilo e di tutte le acque d'Egitto in sangue,
dimostrò l’impotenza del dio del Nilo Hapi. (Esodo
7:19..21).
La seconda piaga, le rane, simbolo di fertilità e di risurrezione per gli Egiziani, la
piaga delle rane umiliò la dea rana Heket. (Esodo
8:5..14)
La terza piaga, dimostrò la sconfitta dei sacerdoti che praticavano la magia, quando
non furono in grado di convertire la polvere in zanzare con le loro arti
magiche. (Esodo 8:16..19) Quindi il dio Heka considerato la deificazione della magia, il nome heka in egizio
significa magia, non poté fornire ai sacerdoti praticanti la magia la
possibilità di imitare la terza piaga.
La quarta piaga, umiliò Anubi protettore dell'imbalsamazione e dei morti, che
era anche il dio che proteggeva e controllava le mosche. (Esodo
8:23..24)
La quinta piaga, la pestilenza sul bestiame, le divinità umiliate furono la dea
giovenca Hathor, il dio toro Api e la dea Nut rappresentata
come una mucca con le stelle fissate sul suo grembo. (Esodo
9:1..6)
La sesta piaga, delle ulcere che si trasformarono in pustole sulle persone e sugli
animali, fu l’umiliazione del dio Thoth che si credeva possedesse i
poteri della guarigione mediante la magia. (Esodo 9:8..11)
La settima piaga, la grandine sulle persone, gli animali e la vegetazione, umiliò quelle
divinità che dovevano controllare gli elementi della natura, come ad esempio:
Reshpu, che si credeva controllasse i fulmini, e Thot, che si
diceva avesse il potere sulla pioggia e sul tuono. (Esodo
9:22..26)
L’ottava piaga, la piaga delle locuste fu una sconfitta per gli dei ritenuti capaci di
assicurare un abbondante raccolto, fra cui il dio della fertilità Min,
considerato il protettore del colture. (Esodo
10:12..15)
La nona piaga, le tenebre, fra gli dei umiliati da questa piaga vi erano le divinità
solari come Ra e Horus, e anche Thot che come si credeva,
controllava il sole, luna e stelle. (Esodo
10:21..23)
La decima piaga, la morte dei primogeniti, fu la più importante umiliazione per gli dei
e le dee egiziane. (Esodo 12:12). In Egitto i faraoni erano considerati
dei, figli di uno di questi dei, Ra, Amon Ra, Iah o Thoth, perciò
la morte del primogenito del faraone fu in effetti considerata la morte di un
dio.
13
Quale fu il figlio primogenito di Thutmose I che morì quel
giorno? Il figlio che morì quella notte fu Amenmose. È stato trovato un
cartiglio con il suo nome, questo non sarebbe stato possibile se non era il
principe ereditario, perché di solito questo privilegio era riservato solo ai
faraoni e ai loro eredi. Inoltre su una stele di Thutmose I, datata nel quarto
anno di regno, Amenmose come principe ereditario, compare a caccia nel deserto,
presso la Grande Sfinge nei pressi di Memphis. Fu il primo principe egiziano a
ricevere, il titolo militare di "Grande Vigilante dei Soldati"), titolo di
generale, riservato al faraone e al suo erede. La morte di tutti i primogeniti,
fu un duro colpo per tutti gli dei d’Egitto. In Numeri 33:4 leggiamo:
“Gli Egiziani
seppellivano quelli che Yahùh aveva colpiti fra di loro, cioè tutti i
primogeniti, anche i loro dei erano stati colpiti dal giudizio di
Yahùh”.
14
Questi avvenimenti ebbero il loro inizio verso la primavera dell’anno
1495 a.C., e giunsero al loro culmine con la decima piaga, il 14 del mese
ebraico di Abib, giorno del plenilunio, nel quale per comando divino fu
celebrata la prima pasqua. In Esodo 12:1..14 incontriamo la registrazione
di questo avvenimento: “Yahùh disse a Mosè e ad Aronne
nel paese d'Egitto: «Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il
primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: il dieci di
questo mese ciascuno si procuri un agnello … … Il vostro agnello sia senza
difetto, maschio, nato nell'anno, potrete sceglierlo tra le pecore o tra le
capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta
l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del
suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo
dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco, la
mangeranno con pane azzimo e con erbe amare. ... ... Ecco in qual modo lo
mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano, lo
mangerete in fretta. È la pasqua di Yahùh! In quella notte io passerò per il
paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia,
così eseguirò la mia sentenza contro tutti gli dei dell'Egitto. Io sono
Yahùh! … … Questo giorno sarà per voi un memoriale, lo celebrerete come festa di
Yahùh di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito
perenne”.
15
Dopo che gli israeliti terminarono di celebrare la pasqua, “A mezzanotte, Yahùh colpì tutti i primogeniti nel paese
d'Egitto, dal primogenito del faraone che sedeva sul suo trono al primogenito
del carcerato che era in prigione, e tutti i primogeniti del bestiame. Il
faraone si alzò di notte, egli e tutti i suoi servitori e tutti gli Egiziani, e
vi fu un grande lamento in Egitto, perché non c'era casa dove non vi fosse un
morto”. (Esodo 12:29..30) A questo punto “Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse:
«Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire
Yahùh come avete detto. Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi,
come avete detto, e partite! Benedite anche me!». Gli Egiziani fecero pressione
sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: «Stiamo per
morire tutti!». Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata,
recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli. Gli Israeliti eseguirono
l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e
vesti. Yahùh fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i
quali acconsentirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di
seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. Inoltre una
grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in
gran numero”. (Esodo 12:31..39)
16
Per quanto tempo gli
israeliti rimasero in Egitto? Questo punto deve essere chiarito alla luce delle
Scritture, perché esistono numerose interpretazioni al riguardo. Alcuni
affermano che la permanenza in Egitto fu di quattrocentotrenta anni, basando la
loro interpretazione in quello che si legge in Esodo: “Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di
quattrocentotrent'anni. Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno,
tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto”. (Esodo 12:40..41) Altri sostengono che furono quattrocento anni,
basandosi in Genesi 15:13..16: “Allora egli
disse ad Abramo: «Sappi che per quattrocento anni i tuoi discendenti,
dimoreranno in un paese che non sarà il loro, li serviranno e saranno
maltrattati, ma io giudicherò la nazione che serviranno e dopo di questo
usciranno portando con loro grandi ricchezze … … Alla quarta generazione essi
torneranno qua, perché l'iniquità degli Amorei non è giunta finora al
colmo»”. Allora, quanti furono in realtà gli anni di permanenza degli
israeliti in Egitto?
17
Prima di tutto cerchiamo di intendere quello che significa la frase
“Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu
di quattrocentotrent'anni”. L’apostolo Paolo ci
dà la chiave per intendere questo punto, quado scrive: “Ora, la promessa fu fatta ad Abramo e alla sua progenie ...
... Quindi io dico, un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può
dichiararlo nullo una Legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo,
annullando così la promessa”. (Galati 3:16.. 17) Allora, quando fu
fatta la promessa ad Abramo? In Genesi 12:1..4 leggiamo: “Yahùh disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi
parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò, io farò
di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai
fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti
maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra». Abramo
partì, come Yahùh gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva
settantacinque anni quando partì da Caran”.
18
Qui sorge un’altra domanda, la scrittura dice che: “Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu
di quattrocentotrenta anni”, non in Cannan, come
si spiega questo? Prima di tutto dobbiamo capire cosa intende la Scrittura per
Egitto. Il termine “Egitto” che compare nelle diverse versioni della Bibbia è in
realtà la traduzione del termine ebraico Mitsràyim (מצרים). Nelle lettere di Tell El-Amarna, scritte nella prima metà del
2º millennio a.C., l’Egitto è chiamato Misri, nome simile a quello arabo moderno
Misr. Se andiamo a leggere Genesi 10:6, 13..14 scopriamo una cosa molto
interessante: “I figli di Cam furono: Cus,
Mitsràyim, Put e Canaan ... … Mitsràyim generò i Ludim, gli
Anamim, i Leabim, i Naftuim, i Patrusim, i Casluim, da dove uscirono i
Filistei, e i Caftorim”, perciò il libro della Genesi dichiara
che i Filistei devono essere considerati come un gruppo che discende da
Mitsràyim, ossia da Egitto, tramite Casluim, quindi nella
Scrittura sono considerati come Egiziani, inoltre, tutto indica che l’Egitto ha
esercitato egemonia sopra la terra promessa, e da quel tempo iniziarono i
quattrocentotrenta anni nei quali a partire da Abramo, lui e la sua discendenza
abitarono come stranieri nel paese d’Egitto.
Nell’epistola agli ebrei Paolo scrive: “Per
fede Abramo, quando fu chiamato ubbidì, partendo per un luogo che era destinato
a ricevere in eredità, e partì, benché non sapesse dove andava. Per fede, egli
soggiornò nel paese della promessa come straniero, dimorando in tende con
Isacco e Giacobbe eredi con lui della medesima promessa”. Dal momento che
Abramo salì da Caran, quando aveva settantacinque anni, a quando Giacobbe entrò
in Egitto passarono i primi duecentoquindici anni, come vediamo nella seguente
tabella.
19
Come possiamo calcolare gli altri duecentoquindici anni? Se sottraiamo duecentoquindici
ai quattrocentotrenta abbiamo il tempo della permanenza in Egitto dei
figli di Israele. Inoltre, in Genesi 15:16 incontriamo la seguente profezia:
“Alla quarta generazione essi ritorneranno
qua”, questa dichiarazione prima di tutto esclude i quattrocentotrenta anni, perché in quattrocentotrenta anni sarebbero
passate molte più generazioni. Un argomento chiarificatore lo troviamo nel libro
di Numeri dove parlando dei genitori di Mosè leggiamo: “Il nome della moglie di Amram era Iochebed, figlia di
Levi che nacque a Levi in Egitto, ed essa partorì ad Amram, Aaronne,
Mosè e Maria loro sorella”, (Numeri 26:59) questo esclude
categoricamente che fossero passati più di duecentoquindici
anni. L’esodo avvenne quando Mosè aveva ottanta anni, perciò se togliamo
ottanta a duecentoquindici rimangono centotrentacinque anni, che vanno dalla
nascita di Mosè all’entrata in Egitto di suo nonno Levi. Troviamo conferma al
nostro calcolo nel libro Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio dove nel 2º
libro, al capitolo 15, paragrafo 2, leggiamo: “Lasciarono l'Egitto nel mese Xanthicus, nella
quindicesima luna, quattrocentotrenta anni dopo che il nostro progenitore
Abramo era entrato in Canaan, duecentoquindici dall'immigrazione di
Giacobbe in Egitto”. (Xanthicus = Abib o Nisan)
20
Quello che disse Yahùh ad Abramo, riportato in Genesi 15:13..16: “Sappi che per quattrocento anni i
tuoi discendenti, dimoreranno in un paese che non sarà il loro, li serviranno e
saranno maltrattati”, è forse in contrasto con quello che abbiamo
analizzato prima? Assolutamente no! Perché non si riferisce allo stesso periodo.
Questa profezia si riferisce a due avvenimenti in particolare, primo “dimoreranno in un paese che non sarà il loro”,
secondo “saranno maltrattati”. Il primo della
discendenza di Abramo fu Isacco, che con suo padre dimorava in un paese
straniero che non era il suo, e fu il primo ad essere maltrattato, quando? In
Genesi 21:8..9 leggiamo: “Il bambino crebbe e
fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. Ma Sara
vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad
Abramo, si burlava di lui”, pertanto i 400 anni sono iniziati quando Isacco aveva 5 anni, tempo nel
quale fu svezzato, e quando Ismaele incominciò a burlarsi di lui. Paolo, in
Galati 4:29, conferma questo dicendo: “Ora fratelli, come Isacco, noi siamo figli della promessa. E come
allora, colui che era nato per volontà umana perseguitava quello che era
nato secondo lo spirito, così succede anche ora”. Come si calcolano i quattrocento anni? Se “Abramo
aveva settantacinque anni quando partì da Caran”, e “… aveva cento anni, quando gli nacque il figlio Isacco”, (Genesi 12:4, 21:5) e Isacco aveva cinque anni quando Ismaele “si burlava di lui”, fa un totale di trenta anni, (100 – 75 + 5 = 30) togliendo questi
trenta anni ai quattrocentotrenta abbiamo come risultato i quattrocento anni
della profezia.
21
Quanti furono gli israeliti che salirono dall’Egitto? Non esiste un
censo del totale della popolazione che salì dal paese, sappiamo solo quanti
erano gli uomini, la Scrittura ci rivela che: “Gli
Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila
uomini capaci di camminare, senza contare i bambini”. (Esodo
12:37) Quelli che entrarono in Egitto, erano un totale di settanta persone.
Come è stato possibile che dopo solo duecentoquindici anni salissero dal paese
seicentomila uomini adulti più gli anziani, i bambini e le donne? In Genesi 46:5
leggiamo: “Allora Giacobbe partì da Beersheba, e i
figli d'Israele fecero salire Giacobbe loro padre, i loro bambini e le loro
mogli sui carri che il faraone aveva mandati per trasportarli”. In
seguito dai versetti 8 al 27 sono elencati tutti i figli o discendenti maschi
comprese solo due donne, Dina, la figlia di Lea, e Serac, la figlia di Ascer,
per un totale di sessantasei, come si legge al versetto 26: “Le anime che vennero con Giacobbe in Egitto, discendenti da
lui, senza contare le mogli dei discendenti di Giacobbe, erano in tutto
sessantasei”, aggiungendo a questi sessantasei, Giacobbe, Giuseppe e i
suoi due figli, fa un totale di settanta, come si legge nel versetto 27 “I figli di Giuseppe, natigli in Egitto, erano due. Il totale
delle persone della famiglia di Giacobbe che vennero in Egitto, era di
settanta”.
Proviamo a fare un calcolo:
Se dal totale di settanta togliamo le due donne, Dina e Serac, Giacobbe
e i suoi dodici figli, avremo 70 – 15 = 55, calcoliamo che metà fossero molto
anziani, 55 : 2 = 27 uomini. Supponiamo, che nell’arco di vita compreso fra i 20
e i 40 anni, ciascun capofamiglia abbia avuto in media dieci figli, metà maschi
e metà femmine, non dimentichiamo che era in vigore la poligamia, perciò ogni
uomo poteva avere più di una moglie, e calcolando che ogni 40 anni il numero di
morti sia del 5%, il risultato si può vedere nella tabella
sottostante:
22
Quando lasciarono l’Egitto quale percorso seguirono? “Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di
Succot … … Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo
condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché
Dio pensava: «Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe
pentirsi e tornare in Egitto». Dio guidò il popolo per la strada del deserto
verso il Mar Rosso … … Partirono da Succot e si accamparono a
Etam, sul limite del deserto. Yahùh marciava alla loro testa di giorno
con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con
una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e
notte … … Yahùh disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino
indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il
mare, davanti a Baal-Sefon, di fronte ad esso vi accamperete presso il
mare. Il faraone penserà degli Israeliti: “Vanno errando per il paese, il
deserto li ha bloccati!” Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li
inseguirà, io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo
esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono Yahùh!»”. (Esodo
12:37, 13:17..21, 14:1..4) Il libro di Numeri ci fornisce più
particolari della marcia del popolo verso il Mar Rosso: “Gli Israeliti partirono dunque da Ramses e si
accamparono a Succot. Partirono da Succot e si accamparono a Etam
che è sull'estremità del deserto. Partirono da Etam e piegarono verso
Pi-Achirot, che è di fronte a Baal-Sefon, e si accamparono davanti
a Migdol. Partirono da Pi-Achirot, costeggiarono il mare in direzione del
deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etam e si accamparono a
Mara. Partirono da Mara e giunsero ad Elim, ad Elim c'erano dodici
sorgenti di acqua e settanta palme, qui si accamparono. Partirono da Elim e si
accamparono presso il Mar Rosso, (l’estremità nord del golfo di
Aqaba)”. (Numeri 33:5..10)
La seguente piantina ci mostra il percorso degli israeliti fino al monte
Sinai in Arabia. (Il Sinai è un monte
dell'Arabia... Galati 4:25)
23
Quando gli egiziani si resero conto che gli israeliti non ritornavano indietro,
riferirono al “... re d'Egitto che il popolo era
fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo.
Dissero: «Cosa abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che non ci serva
più!». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese seicento
carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi.
Yahùh rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli
Israeliti mentre gli Israeliti uscivano pieni di baldanza. Gli Egiziani li
inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare.
Tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li
raggiunsero quando erano accampati presso il mare, vicino a Pi-Achirot,
davanti a Baal-Sefon”. (Esodo 14:5:9) Gli israeliti vedendo
giungere gli egiziani ebbero molta paura, però: “L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele,
cambiò posto e passò alla retroguardia. Anche la colonna di nube si mosse e dal
davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani
e quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri
illuminava la notte, così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante
tutta la notte”. (Esodo 14:19..20) Comunque la cosa si stava
complicando, il popolo si trovava, per così dire, fra due fuochi, dietro gli
egiziani e di fronte il mare. In loro aiuto si mosse il Signore Yahùh, che si
rivolse a Mosè, dicendo: “... alza il bastone, stendi
la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto.
Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro
e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri
e sui suoi cavalieri”. (Esodo 14:16..17) Allora Mosè colpì l’acqua
del mare con il suo bastone : “E Yahùh, durante tutta
la notte, fece ritirare il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo
asciutto, e le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto,
mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani
li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri,
entrando dietro di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino Yahùh dalla
colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise
in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a
spingerle … … Yahùh disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare, le acque si
riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano
sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre
gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Yahùh li travolse così in
mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto
l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele, non ne
scampò neppure uno”. (Esodo 14:21..28)
24
Quale fu il punto dove gli israeliti attraversarono il
mare?
Su questo argomento le interpretazioni sono molteplici, molti si sono
cimentati nel indicare il presunto punto, fornendo dati e piantine. Faremo un
esame di alcune di queste interpretazioni. La prima che vogliamo analizzare
riguarda lo stretto di Tiran nel golfo di Aqaba. Se il punto di attraversamento
fosse stato nello stretto di Tiran, per arrivare a quel punto, il popolo avrebbe
dovuto percorrere quasi 500 Km, e certamente per una moltitudine così grande di
persone, sarebbero stati necessari molti giorni. Inoltre, a parte la larghezza
di circa 19 Km dello stretto di Tiran, il problema che non è stato preso in
considerazione è la morfologia del fondo marino molto ripido e scosceso, che
varia da 285 a 769 metri di profondità, completamente ricoperto di corallo,
certamente impossibile da attraversare per più di un milione di persone con i
loro carri carichi di persone anziane, bambini e vettovaglie. Vediamo una
cartina nautica del sito:
Gli stessi argomenti, valgono per il secondo punto suggerito, che si
trova circa a metà del golfo di Aqaba, dove la larghezza è di circa 24 Km, anche
in questo caso l’attraversamento è praticamente impossibile. Alcuni anno
disegnato un ipotetico ponte sommerso, cosa irreale perché anche in questo punto
il fondale varia da 200 a 799 metri, sempre con zone ripide e scoscese, come
possiamo constatare dalla relativa cartina nautica:
25
A questo punto dobbiamo rivolgerci al racconto biblico per incontrare le
esatte coordinate del punto di attraversamento. In Esodo leggiamo: “… Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mar
Rosso … … Yahùh disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si
accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a
Baal-Sefon, di fronte ad esso vi accamperete presso il mare»”.
(Esodo 13:18, 14:1..2) Questa zona si trova nella parte settentrionale
del Mar Rosso, nel golfo di Suez, in questo punto Yahùh separò il mare, affinché
il popolo raggiungesse l’altra sponda a salvo dall’esercito di faraone. Possiamo
constatare, nella cartina nautica sottostante, non tenendo conto del canale di
Suez, che fu costruito tra il 1859 e il 1869, che la profondità del fondale
varia da 4,5 a 6,7 metri, è praticamente pianeggiante, e la profondità è più che
sufficiente per sommergere l’esercito di faraone ed i suoi
carri.
Comunque a differenza di quello che affermano alcuni, il faraone, si che
mandò l’esercito dentro il mare all’inseguimento degli israeliti, ma egli
rimase, come fanno tutti i condottieri, in attesa del risultato della
persecuzione. Dice la Scrittura: “Le acque ritornarono
e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che
erano entrati nel mare dietro a Israele”, non dice il faraone e il suo
esercito, L’apostolo Paolo lo conferma quando scrive: “Egli disse a Faraone: “In realtà ti ho tenuto in vita, al
fine di mostrarti la mia potenza e affinché il mio nome sia conosciuto in tutta
la terra”. (Romani 9:17) E il Salmo 136:15 che dice: “sbaragliò il faraone e
il suo esercito nel mar Rosso”, non vuole sostenere il contrario di
quanto detto, perché con quella frase vuole semplicemente dire che sconfisse il
faraone ed il suo esercito.
26
Il fatto che il faraone perdette tutto il suo esercito dimostra
ulteriormente che Thutmose I era il faraone dell’esodo. I fatti riguardanti
L’esodo degli israeliti ebbero luogo nell’undicesimo anno del regno del faraone.
Avendo perduto il suo primogenito Amenmose, nominò erede al trono sua figlia
Hatshepsut. non passò neppure un anno che il faraone morì. Per la reticenza dei
sacerdoti, al posto di Hatshepsut fu designato come erede al trono Thutmose II,
suo fratellastro, figlio di Mutnofret, una moglie secondaria, il quale
per rafforzare i suoi diritti al trono la sposò. Da quel momento non si ha
alcuna notizia di imprese militari, solo sappiamo che nel primo anno di regno,
Thutmose II dovette affrontare una rivolta nella Nubia, però non inviò
l’esercito, suo padre lo perse nel Mar Rosso, ma il sovrintendente delle terre
del sud Kummeh, Seni, che nominò viceré di Nubia. Alla sua morte gli successe
sua moglie Hatshepsut, e sotto la sua amministrazione si compiono solamente
spedizioni commerciali verso il sud, alla ricerca di materiali esotici come
legno profumato o oro. In quel periodo il figliastro di Hatshepsut, il futuro
faraone Thutmose III, si dedicò principalmente alle questioni militari,
preparando un esercito, gettando le basi delle operazioni che avrebbe poi
condotto a termine negli anni seguenti la morte di
Hatshepsut.
27
Attraversato il mar rosso, gli israeliti accamparono nelle seguenti
località, Migdol, Mara, Elim, attraversata la steppa della
penisola del Sinai accamparono presso il Mar Rosso, cioè nella parte
settentrionale del golfo di Aqaba, dopo aver costeggiato il territorio di
Madian, giunsero in Arabia di fronte ai monti Sinai e Horeb, dove
Iddio stabilì con il popolo mediante Mosè il patto della
Legge.
Nonostante le grandiose opere potenti che il Signore Yahùh aveva
compiuto, delle quali furono testimoni oculari, continuarono a non mostrare
fede, e nessuno che coloro che uscirono dall’Egitto eccetto Giosuè e Caleb,
entrò nella terra promessa. Nel libro di Atti degli apostoli incontriamo la
relazione ispirata di Stefano che riassume gli avvenimenti di quei giorni:
“… Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha
nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e
liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. Egli
li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare
Rosso, e nel deserto per quarant'anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli
d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, come me. Egli è
colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli
parlava sul monte Sinai e i nostri padri, egli ricevette parole di vita da
trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e
si volsero in cuor loro verso l'Egitto, dicendo ad Aronne: Fa' per noi una
divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori
dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. E in quei giorni fabbricarono un
vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro
mani”. (Atti 7:35..41) A causa della loro ribellione vagarono
nella steppa per quaranta anni prima che una nuova generazione entrasse nella
terra promessa. Quello che accadde al popolo di quel tempo rimane come un
esempio ammonitore per noi che siamo giunti alla prossima fine di questo mondo
che la Scrittura paragona all’Egitto di quel tempo. L’apostolo Paolo a questo
riguardo ci da la seguente esortazione: “In verità
Mosè fu fedele in tutta la sua casa come servitore, per rendere testimonianza di
ciò che doveva essere annunziato più tardi. Cristo, invece, lo fu come figlio
costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la
libertà e la speranza di cui ci vantiamo. Per questo, come dice lo spirito
santo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno
della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i
vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant'anni le mie
opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: Sempre hanno il cuore
sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: Non
entreranno nel mio riposo. Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in
nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente.
Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché
nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato. Siamo diventati infatti
partecipi del Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia
che abbiamo avuta da principio”. (Ebrei
3:5..14)
(1)
(Hyksos,
greco Ὑκσώς , dall'egizio hq3 ḫ3stw Heka
khaset).